BIELLA 10-3-2025 Di tappa in tappa, continua a suscitare interesse la conferenza-spettacolo “Dall’alta montagna di Oropa –
Guglielmo Marconi e il Biellese”, che offre un viaggio di riscoperta, tra fedeltà filologica e ironia, della
figura dell’illustre scienziato e inventore, in relazione al suo rapporto con luoghi e personaggi biellesi.
L’idea di portare lo spettacolo nei piccoli teatri dei paesi si sta rivelando vincente e risponde proprio al
desiderio di Danilo Craveia e di Teatrando di far conoscere capillarmente sul territorio questa parte poco
nota, o forse volutamente dimenticata, della biografia di Marconi.
Nato a Bologna il 25 aprile del 1874, Guglielmo Marconi è noto per aver sviluppato quel sistema di
telecomunicazione a distanza, via onde radio, che gli valse il “Nobel per la Fisica” nel 1909 e che è alla base
della radio, della televisione e di tutti i moderni sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili. Uno dei
primi a riconoscerne l’ingegno fu il professor Vincenzo Rosa, suo insegnante e mentore, che era originario
di Selve Marcone ed è l’unica persona che Marconi citò nel discorso che tenne a Stoccolma ricevendo il
Nobel. Con il fratellastro Luigi e la madre, nell’estate del 1894, Guglielmo soggiornò inoltre in uno
degli stabilimenti idroterapici di Andorno, precisamente quello del dottor Scipione Vinaj, e frequentò altri
luoghi del Biellese. Fu al Santuario di Oropa che ebbe l’intuizione “che l'uomo potesse trovare nello spazio
nuove energie, nuove risorse, e nuovi mezzi di comunicazione”, come ricorda anche una targa posta sotto
la Porta Regia di Juvarra. È lo stesso Marconi a rievocare quell’episodio in una lettera pubblicata sul primo
numero della rivista “Le vie del mare e dell’aria”, che porta la data del 1918. Lo stesso episodio è celebrato
anche dal poeta vercellese Giuseppe Deabate, che lo evoca nei versi del suo “Canto di Oropa”.
Tutti questi spunti ispirano le scene che, su testi dello stesso Craveia, hanno per protagonista Marconi,
colto in tre diversi momenti della sua vita. Nella prima, un Marconi diciassettenne (Alessandro Celli)
incontra proprio Vincenzo Rosa (Paolo Zanone), invitato dalla madre Annie Jameson (Veronica Rocca) a
seguire il figlio nello studio delle sue “diavolerie” fatte di “fili e scintille”. Alle preoccupazioni della madre
per questo figliolo così “taciturno e distante” fa da contraltare l’attenzione del professore per quello che
considera invece un ragazzo dalla mente brillante.
Nella seconda, il giurista e poeta Giuseppe Deabate (Giuseppe Marrone), ricorda il suo incontro con un
Marconi ventenne (Luca Meo) e in particolare il giorno in cui, visitando insieme la Cappella del Paradiso,
quella posta più in alto nel percorso del Sacro Monte di Oropa, il giovane ebbe l’intuizione per l’invenzione
della radio.
Nella terza, un Marconi maturo (Mattia Pecchio) commenta quello stesso episodio, partendo dalle parole
della lettera del 1918. Nel monologo dai toni ironici, ricorda anche il professor Rosa, chiudendo il cerchio
narrativo.
Le scene sono cucite tra loro dagli interventi di Danilo Craveia, che le commenta o ne anticipa qualche
particolare, offrendo ulteriori dettagli e curiosità.
Il progetto è sostenuto da un bando della Fondazione Crb e realizzato in collaborazione con i Comuni e le
realtà coinvolte. L’ingresso è gratuito e non occorre prenotare.


