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carcere

 

 

BIELLA 03-04-2020  "Le Associazioni del Tavolo carcere

 

esprimono preoccupazione per l’attuale situazione presente all’interno della Casa circondariale di Biella". Il documento è firmato da  ACLI Provincia di Biella, Better Places, Caritas diocesana Biella, Comunità Giovanni XXIII, Cooperativa Tantintenti, Hope Club, Il naso in tasca, Incontromano, Ricominciare odv, UISP, Mafalda Voci di Donne odv, Associazione Zaccheo, Sonia Caronni Garante dei diritti delle persone ristrette del Comune di Biella.  "Come Associazioni ed enti firmatari di questa lettera, intendiamo sottolineare come la situazione emergenziale in cui versa il nostro Paese, legata alla diffusione del Covid-19, non possa non occuparsi delle strutture penitenziarie. A prescindere dalle differenti visioni che le presenti Associazioni possono avere a riguardo della politica criminale, sottolineiamo l’assoluta necessità che il “sistema carcere” sia affrontato come un tema relativo alla salute pubblica. Non ci riferiamo, dunque, solo alla salute delle persone ristrette, degli Agenti di polizia penitenziaria o degli operatori, che, vivendo e lavorando all’interno della struttura, sono più esposti al rischio di contagio. Stiamo parlando anche della salute della comunità esterna - viene spiegato nel documento -. Nello specifico, a Biella, si parla di un bacino di circa 700 persone tra detenuti ed operatori che lavorano all’interno della struttura (solo gli Agenti di polizia penitenziaria, sono circa 300). Da questo numero indicativo, sono però esclusi i famigliari delle persone che, lavorando all’interno della Casa circondariale, alla fine del turno lavorativo rientrano nella propria abitazione. È evidente come, nel caso in cui dovesse verificarsi la presenza di un focolaio di Covid-19 all’intero della struttura, la situazione diventerebbe insostenibile, sia per la gestione interna della “vita” della Casa circondariale, sia per il potenziale aumento del numero di contagiati all’esterno. Scongiurando la diffusione del virus, non ci si può dimenticare come, la situazione di sovraffollamento e l’oggettiva difficoltà a mantenere adeguato il livello di condizioni igienico-sanitarie, porterebbero ad un rapido aumento dei contagiati. Questo inciderebbe anche sul livello di preoccupazione presente all’interno dell’istituto. La situazione all’interno della struttura è attualmente sotto controllo. Fortunatamente a Biella non si sono verificate rivolte, ma la “preoccupazione che non sfocia in rabbia” non è una condizione stabile e duratura. Su tutto il sistema carcere, non sono state messe in atto soluzioni adeguate a fronteggiare l’emergenza. Le politiche di prevenzione e di tutela della salute, fin dall’inizio di questa pandemia, non si sono caratterizzate per una specifica attenzione per le strutture carcerarie. Il tutto, noncuranti della pericolosità ad esse intrinseca per conformazione e numero di persone presenti. Rispetto ai provvedimenti intrapresi fino ad ora dall’esecutivo del nostro Paese, proponiamo alcune osservazioni descrittive della situazione. Ad oggi, nel caso specifico della Casa circondariale di Biella, solo due detenuti hanno usufruito della detenzione domiciliare prevista come misura dal Decreto per l’emergenza Covid-19. Questo, nonostante la direzione del carcere si sia attivata segnalando tutte le situazioni che avevano i termini e le condizioni per poter accedere a tale misura. È inoltre importante sottolineare che per alcune persone che potrebbero uscire dal sistema detentivo, risulterebbe essere problematico dichiarare un domicilio (ancor di più una residenza) valido per le autocertificazioni. Inoltre taluno potrebbe essere potenzialmente sprovvisto di documento e quindi non identificabile. Quali soluzioni sono previste nel caso in cui si verifichi una di queste situazioni? Sottolineiamo come queste persone, non potrebbero lasciare il territorio a causa delle restrizioni previste dal Decreto per il contenimento del contagio. Ci interroghiamo, in definitiva, se i provvedimenti presi dal Governo siano adeguati, assodato che nel caso specifico di Biella di fatto hanno avuto un impatto nullo rispetto alla situazione presente. Come Associazioni del terzo settore ci stiamo attivando in queste settimane su più fronti. Promuovere una maggior vicinanza alle persone detenute, attraverso rapporti epistolari; finanziamenti per permettere ai detenuti sprovvisti di risorse economiche personali di poter effettuare le telefonate sostitutive ai colloqui; veicolazione di informazioni accessibili relative all’emergenza sanitaria in corso; acquisto di generi alimentari, di materiali per l’igiene personale. Diventa fondamentale riuscire a stemperare la forte preoccupazione con qualsiasi mezzo possibile. Stiamo provvedendo a trovare il numero più alto possibile di soluzioni abitative sul territorio per chi, uscendo dal sistema detentivo, necessiterà di un’abitazione per svolgere la dovuta quarantena come persona potenzialmente infetta. Infine, stiamo cercando soluzioni che migliorino la condizione igienico-sanitaria di chi opera e vive all’interno della struttura. A giorni provvederemo all’acquisto di alcune lavatrici per permettere il lavaggio degli indumenti e delle lenzuola, attualmente reso complicato dall’assenza di colloqui con i famigliari e dalla consegna dei pacchi di vestiti puliti".

 

 

 

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